Scheda XX: Sant’Orsola, via San Pietro di Rovereto 33

Sulla strada cosiddetta “via antica Romana”, circa m 500 oltre il bivio che dall’Aurelia, in località Monteprato, porta a San Pietro e a Sant’Andrea di Rovereto, è visibile il rudere di un arco a tutto sesto di notevole luce; la superficie interna è costituita di pietre sbozzate e cementate con molta malta; alle estremità si notano i punti d’imposta su grossi conci di pietra tagliata, che proseguono in verticale costituendo i cantonali dell’edificio di cui l’arco doveva costituire l’ingresso e delimitando lo spazio della muratura di riempimento.

Il piano d’accesso doveva collocarsi a una quota inferiore rispetto all’attuale.

Non è stato possibile collegare con certezza tale pervenuto materiale alle testimonianze storiche raccolte.

L’identificazione del rudere oggi visibile con ciò che resta dell’antico ospedale di Sant’Orsola, l’intitolazione del quale segna la toponomastica del sito, può essere proposta qui in via ipotetica, sulla base di alcune considerazioni che sarebbe interessante sottoporre a una verifica di natura archeologica.

Innanzitutto l’arco è ricordato da testimonianze orali raccolte in loco come il fulcro carismatico dell’insediamento: alcuni abitanti ricordano, infatti, che al di sotto e nelle immediate adiacenze del rudere si svolgeva la fiera di Sant’Orsola.

La posizione sulla strada e la forma ad arco, inoltre, ricordano gli ingressi di alcuni hospitalia rintracciati nel Tigullio: si vedano ad esempio i casi dell’ex ospedale di San Lazzaro in Bana (Rapallo) e del probabile ex ospedale di San Bartolomeo in Ruta (Camogli).

Non è escluso che l’arco delimitasse uno spazio porticato, elemento anch’esso tipico dell’architettura assistenziale.

L’esiguità del pervenuto a Sant’Orsola non permette di verificare la presenza degli altri caratteri degli ospedali medievali: la morfologia longitudinale dell’impianto, l’alzato su uno o al massimo due piani, la presenza di un luogo di culto fuori o dentro i locali assistenziali.

Non si conosce l’epoca di fondazione dell’ospedale di Sant’Orsola, sorto forse per iniziativa della comunità di San Pietro spinta dalla concorrenza con la parrocchia di Sant’Andrea (cfr. scheda I) che era stata dotata di un proprio ospedale nel 1289 (cfr. scheda I).

In ogni caso l’ospedale di Sant’Orsola non dovrebbe essere anteriore alla fine del XIV secolo, poiché a Rovereto ne è ricordato uno solo (quello fondato nel 1289) ancora nel 1351 e nel 1383.

Al 1519 risale la prima menzione nota dell’ospedale di Sant’Orsola, gestito, assieme a quello della parrocchia di Sant’Andrea, da Quilico Vaccà.

La situazione rispecchia quella delle due parrocchie, rette, a partire dalla seconda metà del XIV secolo, da una sola persona (cfr. scheda I).

L’arcivescovo Matteo Rivarola ordinò la soppressione dell’ospedale di Sant’Orsola e il passaggio dei beni e dei redditi a beneficio di quello di "San Quilico", l’ospedale della parrocchia di Sant’Andrea così intitolato dal nome dell’antico rettore documentato nel 1519.

Tale disposizione fu probabilmente disattesa, dato che nella Caratata del 1641, censimento dei beni immobili eseguito a scopo fiscale, l’ospedale di Sant’Orsola risulta detentore di alcune proprietà:

"[…] una terra con casa che dicono essere dell’hospitale di Sant’Orsola in loco detto via rè arborata fichi vigna olivi, et boschiva confina di sopra la via di sotto il fossato da un lato Bastiano de Negro dall’altro lato Antonio de Negro, stimata in lire seicento".

Non si conosce la sorte dell’ospedale di Sant’Orsola in epoca moderna, ma non è escluso che proseguisse la propria attività sino alle soglie dell’Ottocento, come storicamente provato per altri piccoli istituti assistenziali del Tigullio rurali e non (l’ospedale di San Lazzaro ubicabile in località “Valletta San Lazzaro, sul confine fra i comuni di Chiavari e Carasco; l’ospedale di San Cristoforo di Chiavari; l’ospedale di San Bartolomeo di Bogliasco; l’ospedale di Sant’Antonio di Rapallo; lo stesso ospedale di “San Quilico” di Rovereto).

BIBLIOGRAFIA

1641

Rapallo quartiere di Borzoli Capelle S. Martino S. Ambrogio S. Maria San Maurizio, ms. del 1641, Archivio di Stato di Genova, magistrato comunità 765, c. 16 r.

Sec. XIX-XX

G. ROCCA, Ospedali di Chiavari, ms. del XIX-XX secolo, Biblioteca della Società Economica di Chiavari, 324 IV 13, c. 20.

1901

A. FERRETTO, Medici, medichesse, maestri di scuola ed altri benemeriti di Rapallo nel secolo XV, "Giornale Storico e Letterario della Liguria", II, 7-8-9, pp. 277-300.

1910

A. FERRETTO, Ospizi ed ospedali lungo le vie romane,"Il Mare", III, 90, 21 maggio, p. 1.

1986-1987

R. Stellato, Fortificazioni edifici ecclesiastici borghi nella Liguria di levante nel Medioevo: Comune di Zoagli, tesi di laurea, Università degli studi di Genova, a.a. 1986-1987, relatrice prof. Colette Bozzo Dufour, p. 156.

1998

M. BRIGNOLE, Zoagli dall’età preromana al Medioevo, Zoagli 1998, pp. 54-56

1998-1999

S. VALLINI, L’antico lebbrosario dedicato a San Lazzaro a Rapallo, tesi di laurea, Università degli Studi di Genova, a. a. 1998-1999, relatrice prof. Colette Bozzo Dufour, vol. II, pp. 273-274.

 

REDATTO DA:Silvia Vallini

REVISIONATO DA:Colette Bozzo Dufour

DATA:22/2/2002